Ortodossia

 

Nella foto, l’incontro tra il nostro Arcivescovo Metropolita mons. Arnold Harris Mathew e mons. Gerasimos Messarah, Arcivescovo Metropolita di Beirut del Patriarcato greco-ortodosso di Antiochia.

Ortodossia e Canonicità della Chiesa Vetero Cattolica Romana

La piena ortodossia e canonicità della Chiesa Vetero Cattolica Romana è stata sancita dall’accordo di unione con il Patriarcato greco-ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente nel 1911 e dal successivo riconoscimento del Patriarcato greco-ortodosso di Alessandria e di tutta l’Africa nel 1912.

L’Arcivescovo mons. Arnold Harris Mathew, guida della Chiesa Vetero Cattolica Romana, era un profondo conoscitore dell’Ortodossia e si trovava in contatto con un gruppo di personalità interessate ad estendere la fede ortodossa in Europa occidentale. Il 5 agosto 1911 ebbe luogo una conferenza a Bredon’s Norton, nel Worcestershire, a cui prese parte, tra gli altri, mons. Gerasimos (Messarah), Arcivescovo Metropolita di Beirut, inviato in rappresentanza di Sua Santità Gregorio IV (Haddad), Patriarca di Antiochia, insieme allo stesso mons. Mathew. Dopo una lunga ed articolata discussione, i due arcivescovi convennero che la fede della Chiesa Vetero Cattolica Romana sotto mons. Mathew era del tutto uniforme a quella della Chiese Ortodosse. Pertanto mons. Gerasimos riconobbe solennemente l’Arcivescovo della Chiesa Vetero Cattolica Romana, insieme a tutta la sua giurisdizione, come ortodossi occidentali, dando luogo ad una piena unione con il Trono Patriarcale di Antiochia. Mons. Mathew giurò fedeltà al Patriarca. Successivamente, il 26 febbraio 1912, Sua Santità Fozio, Papa e Patriarca di Alessandria, riconobbe tale unione. Tali atti non sono stati mai revocati dalle Chiese Ortodosse. Ciò fece della giurisdizione di mons. Mathew, una Chiesa Ortodossa occidentale a tutti gli effetti, parte della Unam Sanctam Ecclesiam, la Chiesa Cattolica Ortodossa.

Riportiamo di seguito una copia e la relativa traduzione dell’atto di unione con la sede patriarcale antiochena, di confessione calcedonese:

Atto di unione della Chiesa Vetero Cattolica Romana con il Patriarcato greco-ortodosso di Antiochia, siglato il 5 agosto 1911.

 Monsignore,

Collega e fratello in Gesù Cristo, a braccia aperte nell’amore del Salvatore, ricevo voi tra noi, ed accetto il vostro giuramento di fedeltà a Sua Beatitudine il Patriarca Ortodosso ed il Santo Sinodo di Antiochia,poiché coloro i quali mantengono la nostra Fede e desiderano essere uniti con noi non sono mai stati ostacolati nell’associarsi a noi.

Pregando Dio di benedirvi, e non solo voi, ma tutti quelli che vengono a noi insieme a voi, noi vi benediciamo nel nome di Sua Beatitudine il Patriarca e del Santo Sinodo di Antiochia.

Vostro Collega e Fratello in Gesù Cristo,

GERASIMOS MESSARAH,

Arcivescovo Principe e Metropolita,

Chiesa Ortodossa di Beirut

5 agosto 1911.

(traduzione dall’arabo e dall’inglese)

In particolare, il Patriarcato greco-ortodosso di Antiochia approvò, come testo in pieno accordo con la fede ortodossa, un pamphlet di mons. Mathew, poi pubblicato con il titolo “Gli Articoli di Fede dei Vecchi Cattolici di Gran Bretagna e Irlanda della Chiesa Ortodossa Occidentale”. Ne riportiamo di seguito il contenuto tradotto dall’inglese:

Articoli dogmatici
1. La via della Salvezza. La Salvezza eterna è promessa all’umanità solo attraverso i meriti del nostro Salvatore Gesù Cristo e dietro condizione di obbedienza all’insegnamento del Vangelo, che richiede Fede, Speranza, Carità ed il dovuto rispetto dei precetti della religione ortodossa e cattolica.
2. Fede, Speranza e Carità. La fede è una virtù infusa da Dio, per cui si accetta e si crede senza dubitare tutto ciò che Dio ha rivelato nella Chiesa circa la vera religione.
La speranza è una virtù infusa da Dio ed è conseguenza della fede; grazie ad essa una persona pone tutta la propria fiducia nella bontà e nella misericordia di Dio, per mezzo di Gesù Cristo, e guarda alla realizzazione delle promesse divine fatte a coloro che obbediscono al Vangelo.
La carità è una virtù infusa da Dio, e allo stesso modo conseguente alla Fede, per cui una persona, amando Dio sopra ogni cosa di per Se stesso, e il prossimo come se stesso per amore di Dio, porta la propria volontà ad una gioiosa obbedienza alla volontà di Dio rivelata nella Chiesa.
3. La Chiesa. Dio ha stabilito la Santa Chiesa Cattolica sulla terra per essere pilastro e sostegno della Verità rivelata, e ad essa ha affidato la tutela delle Sacre Scritture e della Sacra Tradizione, e il potere di legare e sciogliere.
4. Il Credo. La Chiesa cattolica ha esposto le principali dottrine della fede cristiana in dodici articoli del Credo, come segue:
I. Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili;
II. E in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, generato dal Padre prima di tutti i secoli. Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del
Padr, per mezzo del quale tutte le cose sono state create;
III. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo;
IV. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, patì e fu sepolto;
V. E il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture;
VI. È asceso al cielo, e siede alla destra del Padre;
VII. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi ei morti; ed il suo regno non avrà fine;
VIII. E credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre, che con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e che ha parlato per mezzo dei profeti;
IX. E nella Chiesa una, santa, cattolica e apostolica;
X. Professo un solo battesimo per la remissione dei peccati;
XI. E aspetto la risurrezione dei morti;
XII. E la vita del mondo che verrà. Amen.
Questo sacro Credo è sufficiente per l’istituzione della Verità, in quanto insegna esplicitamente la dottrina perfetta del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo
.
5. I Sacramenti. I precetti fondamentali del Vangelo, istituiti da Gesù Cristo come mezzi speciali per portare la Grazia Divina e la sua influenza alle anime degli uomini, che sono comunemente chiamati sacramenti o misteri, sono in numero di sette, e cioè Battesimo, Cresima, Santa Eucaristia, Ordine sacro, Matrimonio, Penitenza e Unzione.
Il Santo Battesimo è il primo sacramento del Vangelo, amministrato attraverso triplice immersione in (o aspersione con) acqua e con le parole: «Io ti battezzo nel Nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo». Ammette nella Chiesa coloro i quali lo ricevono, dona loro la remissione dei peccati, originale e attuali, attraverso il Sangue di Cristo, e provoca in loro un cambiamento spirituale chiamato rigenerazione. Senza battesimo valido nessun altro sacramento può essere validamente ricevuto.
La Santa Cresima o Crismazione è un sacramento nel quale i battezzati, venendo unti con il crisma consacrato dai Vescovi della Chiesa, attraverso l’imposizione delle mani, ricevono i settuplici doni dello Spirito Santo, per rafforzare costoro nella grazia da loro ricevuta nel Battesimo, che li rende cristiani forti e perfetti e buoni soldati di Cristo.
La Santa Eucaristia è un sacramento in cui, sotto l’aspetto del pane e del vino, il Corpo e il Sangue di Cristo reale e attuale sono dati e ricevuti per la remissione dei peccati, l’aumento della Grazia divina e la ricompensa della vita eterna. Dopo la preghiera di invocazione dello Spirito Santo nella Liturgia, il pane e il vino sono interamente mutati nel Corpo vivente e Sangue di Cristo attraverso un reale cambiamento della loro essenza, cambiamento a cui vengono giustamente applicati i termini filosofici della transustanziazione e trasmutazione. La celebrazione di questo mistero o sacramento, comunemente chiamata la Messa, costituisce l’atto principale del culto cristiano, essendo un memoriale del sacrificio o ri-Presentazione della morte di Nostro Signore. Non è una ripetizione del sacrificio offerto una volta per tutte sul Calvario, ma è una perpetuazione di tale sacrificio da parte della Chiesa sulla terra, come Nostro Signore lo offre perennemente anche in cielo. Si tratta di un vero e propiziatorio Sacrificio, che viene offerto sia per i vivi, sia per i defunti.
L’Ordine sacro è un sacramento in cui lo Spirito Santo, attraverso l’imposizione delle mani dei Vescovi, consacra e ordina i pastori e ministri scelti per servire nella Chiesa, e dona loro la grazia speciale di amministrare i sacramenti, di perdonare i peccati e di pascere il gregge di Cristo.
Il Santo Matrimonio è un sacramento in cui l’unione volontaria tra marito e moglie è santificata per diventare l’immagine dell’unione tra Cristo e la sua Chiesa; la grazia viene loro impartita per adempiere ai doveri della loro condizione ed alle grandi responsabilità da essa derivanti, sia vero l’un l’altro, sia verso i loro figli.
La Santa Penitenza è un sacramento in cui lo Spirito Santo elargisce il perdono dei peccati, attraverso il ministero del sacerdote, su coloro che, avendo peccato dopo il Battesimo, confessano i propri peccati con vero pentimento, ed è data loro la grazia di modificare la loro vita da allora in poi.
La Santa Unzione è un sacramento in cui i sacerdoti della Chiesa ungono i malati con olio, per la guarigione delle infermità della loro anima, e se dovesse piacere a Dio, anche per quelle dei loro corpi.
L’efficacia dei sacramenti dipende dalla promessa ed impegno di Dio; tuttavia, beneficiano di essi solo coloro che li ricevono degnamente con fede e con la dovuta preparazione e disposizione d’animo.
6. Sacra Scrittura. Le Scritture sono scritti ispirati da Dio e dati alla Chiesa per la sua istruzione e di edificazione. La Chiesa è quindi il custode ed il solo interprete divinamente istituito della Sacra Scrittura.
7. Tradizione. Le tradizioni Apostolica ed Ecclesiastica ricevute dai sette Concili ecumenici e dai primi Padri della Chiesa non possono essere respinte, ma devono essere accettate e rispettate, essendo entrambe in accordo con la Sacra Scrittura e con quella autorità di cui Cristo ha dotato la sua Chiesa. Le questioni di disciplina e quelle cerimoniali non possono essere poste sullo stesso livello delle questioni di fede e di morale, ma possono essere modificate di volta in volta e di luogo in luogo da parte dell’Autorità della Chiesa, in base al modo in cui il benessere e la maggiore devozione dei fedeli possano così essere favoriti.
8. La Comunione dei Santi. C’è una comunione dei santi nella Provvidenza di Dio, in cui le anime dei giusti di tutte le età sono uniti con Cristo nel vincolo della fede e dell’amore. Perciò essa è gradita a Dio e utile per gli uomini, onorare i santi ed invocarli nella preghiera, ed anche pregare per i fedeli defunti.
9. Simboli religiosi. Le reliquie e le rappresentazioni dei santi sono degne di onore, come lo sono anche tutti gli altri emblemi religiosi; cosicché le nostre menti possano essere incoraggiate alla devozione ed all’imitazione delle gesta dei giusti. L’onore dimostrato a tali oggetti è puramente relativo, e in nessun modo implica una confusione dei simboli con la cosa simboleggiata.
10. Riti e Cerimonie. È dovere di tutti i cristiani unirsi al culto della Chiesa, specialmente nel Santo Sacrificio della Messa, in accordo con l’espresso comando di Nostro Signore, ed adeguarsi alle cerimonie prescritte dalla Sacra Tradizione per la maggiore dignità di quel sacrificio e per l’edificazione dei fedeli.
11. La legge morale. Tutti i cristiani sono tenuti ad osservare la legge morale contenuta nei Dieci Comandamenti del Vecchio Testamento, sviluppata con maggior rigore nel Nuovo, fondata sulla legge di natura e di carità, e che definisce il nostro dovere verso Dio e verso l’uomo. Anche le leggi della Chiesa devono essere rispettate, poiché promanano da quella autorità che Cristo ha affidato ad essa per l’istruzione e la salvezza del suo popolo.
12. La condizione monastica. La vita monastica, debitamente regolata secondo le leggi della Chiesa, è un istituto salutare in stretto accordo con le Sacre Scritture, ed è pieno di profitto per coloro che, dopo essere stati accuratamente messi alla prova ed esaminati, ricevono la piena conferma della loro chiamata a tale vita.


Articoli organici

1. Capo della Chiesa. Il Capo fondatore e supremo Pastore e Vescovo della Chiesa è lo stesso Nostro Signore Gesù Cristo, dal quale tutti i Vescovi e Pastori derivano i loro poteri spirituali e la loro giurisdizione.
2. Obbedienza. Per via delle leggi e degli insegnamenti di Nostro Signore Gesù Cristo nel Vangelo, tutti i cristiani debbono obbedienza e sottomissione nelle cose spirituali a coloro che hanno ruolo e autorità nella Chiesa.
3. Autorità ministeriale. Nostro Signore Gesù Cristo non ha affidato ruolo e autorità nella Chiesa a tutti i fedeli indiscriminatamente, ma solo agli Apostoli e ai loro legittimi successori nel debito ordine.
4. Successione Apostolica. I soli successori legittimi degli Apostoli sono i vescovi ortodossi e cattolici, uniti dalla professione della medesima fede, dalla partecipazione agli stessi sacramenti, e dal riconoscimento reciproco ed intercomunione. I Vescovi della Chiesa, essendo veri successori degli apostoli, sono per diritto e designazione divini i capi della Chiesa.
In virtù di questa investitura, ogni singolo vescovo è supremo e indipendente in quanto parte della Chiesa che è stata affidata alle sue cure, finché egli rimane nella stessa fede ed in comunione con l’intero complesso dei vescovi cattolici, che non può escludere nessuno dalla Chiesa, tranne coloro che si allontanano dal sentiero della virtù o errano nella fede.
In virtù di questa stessa designazione divina, la suprema autorità su tutta la Chiesa sulla terra appartiene all’intero Episcopato ortodosso e cattolica collettiva. Solo essi, i vescovi, formano il più alto tribunale in materia spirituale, rispetto al cui giudizio concorde non ci può essere nessun appello; ciò in modo che sia illegale per ogni singolo vescovo, o qualsiasi piccolo gruppo di Vescovi al di fuori di loro, o per qualsiasi potere secolare o stato, usurpare questa autorità, o per ogni singolo cristiano di sostituire il proprio giudizio privato a quell’interpretazione della Scrittura o dell’Autorità che è approvata dalla Chiesa.
5. Autorità della Chiesa. L’organismo collettivo dell’Episcopato ortodosso e cattolico, unito dalla professione di fede, dai Sacramenti, e dal reciproco riconoscimento ed effettiva Intercomunione, è la fonte ed il depositario di ogni ordine, autorità e giurisdizione nella Chiesa, ed è il centro dell’Unità cattolica visibile, in modo che nessun Papa, Patriarca o vescovo, o un qualsiasi numero di vescovi separati da questo corpo unito possa avere qualsiasi autorità o giurisdizione di sorta.
L’autorità di questo insieme collettivo è altrettanto vincolante, comunque possa essere espressa: da un Concilio generale così come da regolare e ordinaria consultazione ed accordo dei vescovi stessi.
Costituisce un atto di scisma fare appello contro una sentenza nota dell’Episcopato ortodosso e cattolico, in qualunque modo esso possa essere stato decretato; oppure mettere in discussione un qualsiasi decreto dogmatico di qualsivoglia Concilio generale, anche laddove tale contestazione sia rimessa ad un Concilio in futuro. Quanto all’episcopato, in quanto incarna la continuazione degli Apostoli, è chiaramente una istituzione divina, e la sua autorità è fondata sul diritto divino. Ma i Concili Generali non sono fondati sulla promessa biblica dell’investitura divina, e così l’Episcopato, possedendo chiaramente la promessa biblica dell’istituzione divina verso tutta la verità, non piò essere ostacolato nell’esercizio della sua autorità per la necessità di radunare un Concilio Generale, che può ovviamente essere resa impossibile per circostanze naturali.
Ci sono stati solo sette Concili Generali, che sono riconosciuti da tutta la cristianità, tenuti rispettivamente a Nicea (A.D. 325), Costantinopoli (381), Efeso (431), Calcedonia (451), Costantinopoli (553), Costantinopoli II (680), e Nicea II (787). In nessun altro Concilio vi era l’intero corpo dell’Episcopato ortodosso e cattolico radunato in modo rappresentativo, ed i decreti e le dichiarazioni di nessun altro devono di per sé essere accettati come vincolanti per la coscienza dei fedeli.
L’autorità della Chiesa non può mai essere in quiescenza, anche se un Concilio generale non può essere convocato. Ad essa è necessario ugualmente sottoporsi ed obbedire, in qualunque modo essa possa essere esercitata, e anche laddove essa possa essere esercitata solo attraverso la gestione ordinaria delle rispettive giurisdizioni da parte dei singoli Vescovi.
6. Gerarchia. Tutti i patriarchi, arcivescovi e metropoliti (vale a dire, tutti i vescovi che esercitano qualsivoglia autorità su altri Vescovi) devono tale autorità unicamente alla designazione od al consenso generale dell’Episcopato ortodosso e cattolico, né possono mai cessare di dovere obbedienza
al corpo collegiale dell’Episcopato in tutte le questioni riguardanti la fede e la morale.
7. I cinque Patriarcati. Ci sono cinque patriarcati, che dovrebbero essere uniti e formare la suprema autorità nella gestione e nel governo della Santa Chiesa Cattolica. Si tratta di Gerusalemme, Antiochia, Roma, Alessandria e Costantinopoli. Purtroppo, a causa di controversie e differenze, da un lato, e per la brama di potere, di supremazia e dominio dall’altro, i Patriarchi non sono attualmente in comunione, e la salute della Cristianità è compromessa dai loro incresciosi dissensi, rispetto ai quali noi preghiamo perché possano presto avere fine
.

Il ruolo di mons. Arnold Harris Mathew è stato importantissimo nella storia della Chiesa Ortodossa, in quanto ha fornito un modello per tutti i gruppi di cristiani occidentali che, dal 1911 in poi, avrebbero cercato di tornare all’Ortodossia. Prima di lui, solo l’ex sacerdote cattolico romano tedesco Joseph Julian Overbeck, era riuscito a far approvare la Liturgia e le Sua Santità Giovanni X, (Yazigi) Patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente.pratiche ortodosse di rito occidentale dal Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa Russa, che tra il 1869 ed il 1870 diede il proprio assenso al testo della Messa romana, riportato ad una forma conforme alla prassi dell’Occidente ortodosso precedente allo Scisma. Tale libro liturgico, noto come Divina Liturgia di San Gregorio, fu approvato nel 1882 anche dal Patriarca di Costantinopoli Gioacchino III, che riconobbe, al pari dei russi, il diritto dei cristiani dell’Ovest a riavere una propria Chiesa Ortodossa pienamente occidentale. I progetti di conversione di fedeli dell’Occidente furono però presto bloccati, per timori di natura politica. Pertanto, solo nei primi anni del XX secolo, grazie a mons. Mathew, vi fu il primo caso in cui una chiesa di tradizione occidentale, con il suo gregge, fu interamente riconosciuta come ortodossa. Un’ulteriore riprova dell’alto profilo del Primate di Gran Bretagna e Irlanda, a cui siamo grati al pari del Patriarca di Antiochia e dei suoi successori fino ad oggi.

Per questo motivo, professiamo la nostra obbedienza al Patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente, Sua Santità Giovanni X, successore di San Pietro Apostolo, così come a Sua Santità Teodoro II, Papa e Patriarca di Alessandria e di tutta l’Africa, successore di San Marco Evangelista. Ad multos annos!

Your Comment

You must be logged into post a comment.